Linfomi: good news dall’ASH!

Dal 10 al 13 dicembre si è tenuto nella splendida cornice di New Orleans la 64° edizione dell’American Society of Hematology Congress, evento di riferimento per tutti gli ematologi. Pur con le limitazioni ancora legate all’attuale contesto pandemico, alcuni di noi hanno potuto partecipare al congresso di persona o “virtualmente”.

Le principali novità della ricerca clinica vengono portare a conoscenza dei partecipanti attraverso l’invio di abstracts che vengono poi presentati come poster o come presentazioni orali. Quest’anno le novità terapeutiche per quanto riguarda i linfomi sono state moltissime, dalle nuove terapie di prima linea per i linfomi di Hodgkin fino ai dati di efficacia e sicurezza di CAR-T e anticorpi bispecifici in linee di terapia molto precoci nei diversi sottotipi di linfomi non Hodgkin.

Anche il nostro Ospedale ha contribuito alla ricerca clinica su più fronti! Per quanto riguarda i linfomi, abbiamo partecipato come co-autori a 8 abstracts nazionali e internazionali, di cui tre accettati come presentazioni orali!

Le novità più “forti” vengono selezionate come presentazioni orali in sessione plenaria: si tratta di (solo) 6 presentazioni su diverse centinaia di abstracts sottomessi al comitato scientifico. Quest’anno una presentazione riguardava lo studio TRIANGLE del Mantle Cell Network, portato avanti in Italia dalla Fondazione Italiana Linfomi, in cui il nostro centro ha attivamente arruolato pazienti.

Da dove partiamo

Il linfoma mantellare è una malattia aggressiva, che ha come cardine di terapia nel paziente giovane l’impiego di una chemioterapia con alte dosi di Ara-C e il trapianto autologo

Che cosa è successo

Negli ultimi anni una categoria di farmaci non chemioterapici, gli inibitori della Bruton Tyrosine Kinase (BTKi) quale ad esempio ibrutinib, hanno dimostrato una estrema efficacia nella cura della malattia recidivata e refrattaria e, come sempre capita per le terapie efficaci e ben tollerate, si è esplorato il loro uso in prima linea (negli anziani nello studio SHINE, nei giovani in questo studio TRIANGLE)

Cosa si proponeva lo studio

Lo studio randomizzava i pazienti in 3 bracci: un braccio standard (chemioterapia + trapianto autologo), un braccio rinforzato (chemioterapia con associato ibrutinib + trapianto autologo + mantenimento con ibrutinib), un braccio senza trapianto (chemioterapia con associato ibrutinib + mantenimento con ibrutinib).

Cosa ha osservato lo studio

Nello studio sono stati trattati 870 pazienti, equamente divisi nei 3 gruppi. Al termine della chemioterapia, i pazienti che avevano associato anche ibrutinib avevano ottenuto un tasso di risposte (complete e globali) molto più alto rispetto alla sola chemioterapia (45% vs 36% di remissioni complete). Inoltre l’aggiunta di ibrutinib alla terapia non ha portato a una maggiore tossicità rispetto alla chemioterapia standard. Ma soprattutto, l’aggiunta di ibrutinib alla chemioterapia e il successivo mantenimento con ibrutinib portano a un significativo incremento della durata della risposta, molto maggiore rispetto a chi fa la terapia standard e… all’interno del gruppo ibrutinib uguale tra chi fa o non fa il trapianto autologo!

Si tratta di una dimostrazione elegante e molto forte che una prima linea di terapia che contenga ibrutinib è più efficace dello standard e permette di poter omettere la parte più “tossica” della terapia di prima linea del paziente giovane con linfoma mantellare, ovvero il trapianto autologo.

Perché questa strada diventi realtà percorribile, dovremo attendere ancora un po’… dalla pubblicazione del lavoro alla sottomissione e approvazione delle Autorità regolatorie. Ma la strada è tracciata! Un piccolo esempio di very good news e di come la ricerca clinica, cui teniamo moltissimo in questa Divisione, davvero permetta di ottenere grandi risultati per la cura delle malattie ematologiche. Davvero ancora una volta, i protocolli di studio clinico ben disegnati e seguiti possono essere delle grandi opportunità di cura e siamo contenti di poter offrire a tutti i pazienti che ne avessero bisogno un ampio numero di protocolli (di fase 1-2-3) per la cura delle diverse patologiche oncoematologiche!

Saluti da New Orleans! (Ma devo ammettere che io ci sono stato solo… virtualmente).

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